Mia madre mi raccontava che quando avevo tre anni mi incamminai da solo per andare dalla nonna. Nel panico mi cercarono nei dintorni di casa e un nostro vicino le disse che ero stato visto poco lontano fra i platani che sgambettavo baldanzoso. (Per fortuna allora il traffico automobilistico era minimo).
Certo camminare è bellissimo e per noi è naturale. In realtà siamo gli unici quadrupedi a farlo. ci sono voluti milioni di anni per assumere questa postura, durante i quali il resto del corpo si è adeguato sia in termini scheletrici che muscolari, cardiocircolatori ecc.
Sul perché e come sia successo ci sono tante ricerche in atto.
In relazione al bipedismo c'è anche un altro fattore fondamentale della nostra evoluzione: l'encefalizzazione, lo sviluppo abnorme del nostro cervello rispetto al corpo, rispetto agli altri primati e ai mammiferi in generale.
Sappiamo dall'analisi dei dati e dei reperti che il cervello del genere homo è aumentato gradualmente di dimensioni nell'arco di 3 milioni di anni arrivando a raddoppiare quando il bipedismo era già stato acquisito.
Con i sapiens lo sviluppo si è accelerato con conseguenze importanti per le femmine.
La posizione eretta ha comportato per il parto una complicazione nella espulsione del feto: invece che lineare e indolore come per gli altri primati, è divenuta contorta e sempre più pericolosa. Poi con il cervello diventato così grosso, il parto si è fatto doloroso, rischioso, tanto da mettere in pericolo la vita stessa del nascituro e della madre.
Come è potuto succedere che le femmine abbiano accettato di correre tanto rischio e di infliggersi tanto dolore per la procreazione, ovvero per garantire la riproduzione, l'esistenza stessa della specie? In questo caso le ipotesi fatte dalla comunità scientifica sembrano fermarsi alla constatazione che “il gioco valeva la candela”, come se il rischio di morte o di malformazione legato al parto difficoltoso sia stato, per la selezione naturale, il minore dei mali, garantendo un guadagno maggiore per la riproduzione della specie in altri fattori.
Domanda: come mai non si considera questo aspetto come determinante nella evoluzione? Sembra quasi che questo problema si sia posto all'improvviso (un effetto collaterale secondario imprevisto) nel corso dello sviluppo encefalico, dopo l'acquisizione permanente e definitiva del bipedismo.
Come poteva la selezione naturale favorire la riproduzione di aspetti così svantaggiosi per la femmina senza che la femmina stessa ne fosse la depositaria? Non è più semplice porre che il bipedismo e l'encefalizzazione si siano espressi prima di tutto nelle femmine?
Se le femmine hanno sviluppato (accettato) prima il bipedismo e poi l'encefalizzazione, ciò è potuto accadere perché proprio loro erano il motore attivo di questi cambiamenti, e non i maschi o l'insieme della specie.
Cosa avrebbe spinto le femmine al bipedismo?
Se sono intervenuti fattori come la necessità di muoversi fuori dall'ambiente arboricolo, di ergersi dalla savana fra cespugli arbusti e l'erba alta, per vedere i predatori o i propri simili, per spostarsi rapidamente sul terreno, per sudare meno sotto il sole eccetera, questi fattori potrebbero essere stati espressi grazie a precondizioni già presenti, cioè le femmine (e i maschi in conseguenza) erano già predisposte al bipedismo.